In questo ultimo articolo dedicato agli Automi nella storia, vedremo come questo termine abbia avuto, soprattutto nel secolo passato, un’importante evoluzione che lo ha portato a trasformarsi nell’idea di robot o di cyborg.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, gli Automi, in particolar modo quelli di epoca moderna, avevano come caratteristica principale la capacità di riprodurre funzioni o atteggiamenti umani attraverso congegni meccanici e con un aspetto estetico non scevro da considerazioni artistiche.
Dopo la I Guerra Mondiale le cose però cambiarono. Gli “Automi” divennero “Robot” . Da bizzarri oggetti di intrattenimento divennero in breve tempo dei validi strumenti per aiutare l’uomo nello svolgimento dei lavori più pesanti. Il termine robot deriva dalla parola slava “robota” cioè “servo” e, a differenza dei suoi predecessori, i robot hanno una capacità di produzione, sono in grado di essere programmati e non è detto che abbiano un aspetto esteriore umano o animale.
Per lo sviluppo di queste macchine programmabili è stato decisivo l’avvento dell’informatica, la costruzione delle prime macchine di Turing (veri e propri proto-computer) fino allo sviluppo di software sempre più articolati e complessi.
I primi studi sull’automazione e sulla robotica risalgono ai primi anni ’50 del secolo scorso. Nel 1959 nasce all’interno del MIT il primo laboratorio sull’intelligenza artificiale e già anni prima Ford aveva teorizzato la prima fabbrica robotizzata.
DAGLI AUTOMI AI ROBOT
Oggi i robot si dividono in due categorie: “non autonomi” e “autonomi”.
I “non autonomi” sono i classici robot che si usano nelle fabbriche e sono programmati solo per lo svolgimento di compiti specifici in modo da aiutare o sostituire il lavoro umano.
I robot “autonomi”, invece, sono macchine programmate che operano in totale autonomia dall’intervento umano. Per la loro programmazione si usano algoritmi, connettivi logici, reti neurali e logica fuzzy in modo da riuscire a far prendere decisioni alla macchina di fronte a situazioni non determinate e ad avere uno strumento estremamente più flessibile e adattabile al mutare dei contesti.
L’utilizzo odierno dei robot è vastissimo e spazia in tantissimi campi dalla produzione, passando per la medicina fino ad arrivare all’ingegneria domotica e aereospaziale. I software di programmazione sono sempre più complessi ed accurati e le frontiere tecnologiche mostrano sempre nuovi orizzonti.
ROBOT E AUTONOMI NEL CINEMA
Prima di concludere questo viaggio nella storia dell’automazione è doveroso dare uno sguardo a come l’idea di “automa”, di “robot” e di “cyborg” sono entrati di diritto nel mondo dell’arte ed in particolare nel cinema. Sono molti i film nei quali ci sono tributi a queste “macchine automatizzate”: Metropolis di Fritz Lang del 1927, i robot giapponesi come Mazinga Z, Terminator e, recentemente, la Migliore Offerta di Tornatore in cui un automa, simile a quelli di De Vaucanson, ha un importante ruolo narrativo.
Come disse il grande Asimov: “La disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera onesta”.
Gli orizzonti del pieno sviluppo dell’intelligenza artificiale sono ancora inesplorati, ma il fascino che essi possiedono condurrà l’umanità a percorrere sentieri inesplorati, ancora una volta.
Fine.
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