Come è possibile per un assassino compiere un delitto in una stanza ermeticamente chiusa dall’interno e volatilizzarsi come un fantasma?
Il delitto della camera chiusa è un vero e proprio sottogenere dei romanzi gialli. Un virtuosismo logico con cui molti autori si sono confrontati da Poe alla Christie passando per una miriade di giallisti in tutto il mondo. Tale modello narrativo consiste nella costruzione di un crimine che sembra irrisolvibile, commesso in una stanza impenetrabile, senza alcuna apparente possibilità di uscita per l’assassino.
Che cos’ è un bel romanzo giallo se non una sfida di intelletti fra lo scrittore e il lettore? È evidente però che, affinché la sfida intellettuale abbia senso, l’autore non deve “ingannare” il lettore. A tal fine il giallo proposto deve sottostare a delle regole ben chiare fin dall’inizio della narrazione.
In primo luogo, sembra banale dirlo ma non lo è, la soluzione del caso non deve prevedere una risposta paranormale. La soluzione del giallo deve essere “umana”, risolvibile attraverso l’intelligenza e la logica, senza inganni o escamotage non plausibili.
Nei delitti della camera chiusa bisognerebbe evitare inoltre la presenza di passaggi segreti, di pannelli rimovibili nascosti che conducono al di fuori della stanza, soprattutto se questi elementi non sono stati presentati fin dall’inizio al lettore.
Ciò che conosce l’investigatore è tutto ciò che conosce il lettore. Questa regola è fondamentale. In una sfida logica non si bara. Non si nascondono informazioni, non si creano deus ex machina che appaiono all’improvviso. Il giallo deve essere risolvibile e chiunque, attraverso un rigoroso ragionamento logico ( quasi come nella ricerca della soluzione di un’equazione matematica) può arrivare alla soluzione.
GIALLI DELLA CAMERA CHIUSA
Il primo esempio di romanzo che propone un giallo a camera chiusa è “I delitti della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe pubblicato nell’aprile del 1841. Il libro mostra la scena di un crimine compiuto apparentemente in modo impossibile, all’interno di una stanza ermeticamente chiusa. Solo le straordinarie capacità deduttive dell’investigatore Auguste Dupin riusciranno a risolvere un duplice omicidio racchiuso in un mistero impenetrabile. Un altro romanzo, considerato dalla critica come il miglior libro giallo di sempre, è “Le tre bare” ( The Hollow Man) di John Dickson Carr, scritto nel 1935, un testo di cui vi consigliamo caldamente la lettura.
La solidità e la bellezza di un “giallo della camera chiusa” non sta tanto quindi nella capacità di scoprire l’identità dell’assassino quanto più nella ricerca della dinamica dell’omicidio pensata dallo scrittore. Come sostenuto da Austin Freeman: “la rigorosità della dimostrazione ha un effetto artistico” e per il lettore riuscire a scoprire la trama è sicuramente un’esperienza estremamente appagante.
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